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Come la pressione sui prezzi influisce sulla penuria di farmaci

Zur Rose Informazione 14. Maggio 2023

L’essenziale in sintesi

  • L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) definisce i prezzi dei farmaci in Svizzera. Di più
  • A causa dei livelli salariali e dei costi elevati che caratterizzano la Svizzera, i prezzi dei medicamenti sono più alti rispetto a quelli nei Paesi limitrofi. Di più
  • Alla luce dell’aumento dei costi sanitari, politica e società domandano a gran voce una riduzione dei prezzi dei medicamenti. Di più
  • La pressione sui costi ha fatto sì che i produttori farmaceutici dislocassero gran parte della produzione in Paesi a basso salario, rendendosi così ampiamente dipendenti da una manciata di produttori d’oltremare. Di più
  • La momentanea penuria di medicamenti è in parte ascrivibile alla forte pressione sui prezzi dei medicamenti. Di più
  • Per via della pressione sui costi, il piccolo mercato svizzero risulta meno conveniente agli occhi dei produttori di farmaci a brevetto scaduto. Per questo motivo, alcuni farmaci non sono già più reperibili in Svizzera. Di più
  • Al fine di garantire un approvvigionamento di farmaci a lungo termine, la politica e le autorità devono ripensare il sistema e acquisire garanzie in futuro. Di più
Expertenbild

Intervista con:
Guido Klaus, Responsabile Public Affairs di Zur Rose

La politica e la società chiedono sempre più a gran voce una riduzione dei prezzi dei farmaci. Nell’intervista, Guido Klaus, responsabile Public Affairs di Zur Rose, illustra il legame tra la pressione sui prezzi dei medicamenti e l’attuale difficoltà di fornitura degli stessi. Inoltre, mette in luce i cambiamenti necessari ad assicurare un approvvigionamento duraturo dei farmaci.

Da anni, nei Paesi occidentali i costi sanitari sono in aumento. Al centro del dibattito vi sono i prezzi dei medicamenti. La società e la politica domandano sempre più a gran voce delle misure volte ad abbassare questi costi, anche in Svizzera.

Guido Klaus, come mai i medicamenti in Svizzera sono più cari rispetto ai Paesi confinanti?

I medicamenti non sono la sola cosa a essere più cara rispetto all’estero. In Svizzera il costo della vita e il livello salariale sono nettamente più elevati. Nel caso dei medicamenti, ostacoli e oneri amministrativi vanno a gravare sulla situazione.

In Svizzera, chi stabilisce il prezzo di un farmaco?

L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) definisce i prezzi dei medicamenti che sono a carico dell’assicurazione di base obbligatoria. Sul cosiddetto elenco delle specialità (ES) figurano i prezzi vincolanti di ogni singolo medicamento. L’UFSP è tenuto per legge a passare periodicamente al vaglio tali prezzi.

Quali criteri concorrono nella determinazione dei prezzi?

Sono due i fattori che determinano il prezzo di un medicamento. Il primo è il confronto con i prezzi dei medicamenti      
all’estero. In questo caso, l’UFSP confronta il prezzo di un determinato medicamento con quello praticato negli altri Paesi. Questi ultimi sono chiaramente definiti in un apposito paniere di riferimento che contiene ad esempio la Germania, l’Austria e la Francia. Dal prezzo applicato a un farmaco in questi Paesi, viene ricavato un valore medio, che definisce il 50 percento del prezzo dei medicamenti in Svizzera. Il rimanente 50 percento viene determinato mediante confronti terapeutici trasversali. In questo caso, l’UFSP prende come riferimento i prezzi elvetici di medicamenti equivalenti. Un antidolorifico che fa la sua comparsa sul mercato svizzero verrà quindi confrontato con antidolorifici analoghi già commercializzati sul territorio. Se da un confronto con i prezzi dei farmaci all’estero risultano 50 franchi e in un confronto trasversale 100, il prezzo per il nuovo farmaco sarà di 75 franchi.

Negli ultimi anni la pressione sui prezzi è aumentata sensibilmente. Quali sono gli effetti di questo fenomeno?

La pressione sui costi è talmente forte, che sempre più produttori decidono di delocalizzare i loro siti produttivi in Paesi a bassa retribuzione lavorativa, in un primo momento entro il confine europeo e poi in Asia. Negli anni passati, sono stati soprattutto i produttori di medicamenti a brevetto scaduto a dover ottimizzare i loro processi in un’ottica di mantenimento dei margini. Alla fine non si sono limitati ad acquistare le materie prime dall’Asia, ma hanno deciso di far produrre e processare sempre lì i loro medicamenti. Di conseguenza si è andata a creare una concentrazione su pochi produttori. Per determinati principi attivi al momento vi è un unico produttore in tutto il mondo: una situazione per nulla rassicurante.

Quali conseguenze comporta?

Questa dipendenza ha reso il sistema globale di fornitura dei farmaci enormemente vulnerabile. Ci sono stati episodi di difficoltà di approvvigionamento anche prima della pandemia, ma quest’ultima ha ampiamente inasprito la situazione. Nel caso in cui dei produttori cinesi o indiani dovessero interrompere le forniture, i Paesi occidentali si troverebbero presto a far fronte a problemi di reperibilità dei farmaci in questione.

La forte pressione sui prezzi ha quindi contribuito alla penuria di medicamenti?

Solo adesso ci rendiamo conto che il prezzo da pagare per questa politica dei costi è alto, e che essa va a scapito della sicurezza di approvvigionamento. Ma naturalmente vi sono anche altri motivi [link all’intervista a Christian Henseler]. La progressiva pressione sui costi degli ultimi anni è tuttavia una chiara concausa dell’attuale penuria in cui ci troviamo, in Svizzera e non solo. I colli di bottiglia sono riscontrabili soprattutto nell’ambito dei generici e dei farmaci a brevetto scaduto soggetti a una forte pressione dei prezzi, quali ad esempio antidolorifici, antibiotici, antipiretici, sciroppi per la tosse o farmaci antitumorali e antireumatici di qualità.

Come mai questa pressione è esercitata soprattutto sui farmaci a brevetto scaduto e sui generici?

Per poterne finanziare la ricerca e lo sviluppo, i costi per medicamenti nuovi e innovativi sono molto elevati. Per questo motivo sono protetti da brevetto per un massimo di 20 anni. Scaduto il brevetto, anche altri produttori possono produrre farmaci con lo stesso principio attivo. Queste copie dei medicamenti sono conosciute con il nome di farmaci generici. La concorrenza tra i singoli produttori generici sfocia in un’agguerrita corsa ai prezzi. L’esternalizzazione dell’acquisto di materie prime e della produzione verso l’Asia è stata quindi una naturale conseguenza. Con l’inconveniente che ora questi medicamenti sono particolarmente soggetti a problemi di fornitura.

Quindi, a causa della pressione sui costi, per i produttori di farmaci a brevetto scaduto riportare la produzione in Svizzera e in Europa non è così semplice?

La Svizzera è un polo interessante per quei prodotti altamente complessi e innovativi con copertura brevettuale che      
sono difficili da fabbricare. Questi prodotti creano tuttora un enorme valore aggiunto. Per quel che riguarda i medicamenti a brevetto scaduto e i generici però, i produttori non hanno praticamente nessun guadagno o registrano persino delle perdite. Questo a causa dell’eccessivo regime dei prezzi. Per l’antidolorifico Dafalgan, ad esempio, il produttore guadagna solamente 5 centesimi a compressa.

Che ripercussioni ha tutto ciò sull’approvvigionamento di farmaci in Svizzera?

Se il prezzo dei farmaci continua a procedere al ribasso, prima o poi per il produttore di medicamenti a brevetto scaduto non sarà più interessante offrirli. Su una scala globale, il mercato svizzero è talmente piccolo da risultare meno interessante agli occhi di un produttore rispetto a quello dei Paesi limitrofi più grandi. Pertanto, è probabile che in un tempo pronosticabile determinati medicamenti spariranno dal mercato svizzero, se non l’hanno già fatto. Non possiamo arrivare al punto in cui, per motivi economici, sempre più medicamenti non verranno più commercializzati in Svizzera.

Come si può evitare una simile evoluzione?

I medicamenti nuovi e innovativi sono altamente efficaci, ma anche molto costosi. Sarebbe bene cambiare la dinamica. Si potrebbe pagare un prezzo elevato per i farmaci innovativi all’inizio, per poi abbassarlo con l’aumento della relativa domanda. In questo modo si potrebbe ridurre la pressione sui costi nel sistema evitando di dover spremere come un limone il settore dei farmaci a brevetto scaduto.

Esistono altre misure in grado di dare tregua al settore dei brevetti scaduti?

Anziché concentrare la produzione su singoli produttori d’oltremare, sarebbe opportuno ripartirla su più partner, magari dislocati in diversi Paesi. Se un produttore, oltre alla fabbrica cinese, disponesse anche di un sito produttivo in Francia e uno negli Stati Uniti, dipenderebbe meno da un unico fabbricante. Per di più, i produttori potrebbero ampliare la capacità dei loro magazzini per i farmaci importanti. Entrambe le misure contribuirebbero a una maggiore sicurezza di approvvigionamento, ma sarebbero molto costose.

Chi dovrebbe assumersi questi costi?

La questione è capire quanto sia importante la sicurezza di approvvigionamento per la Svizzera. Finora, per la determinazione dei prezzi, all’UFSP importava poco dove avesse luogo la produzione o se l’azienda produttrice potesse offrire delle sicurezze in più. Per evitare futuri intoppi nell’approvvigionamento, lo Stato potrebbe ad esempio obbligare i produttori farmaceutici a stoccare i farmaci importanti in quantità sufficienti per sei mesi, oppure potrebbe richiedere una prova che una parte della produzione abbia luogo in Europa. Lo Stato dovrebbe poi incentivare i produttori a fronte di queste garanzie, poiché se simili misure vengono imposte a livello statale, dovranno essere anche finanziate dallo Stato stesso. Si tratta di criteri che la Confederazione applica già in altri ambiti, ad esempio per garantire la presenza di riserve idriche nel quadro della penuria di energia.

La Svizzera dovrebbe dunque investire nella sicurezza di approvvigionamento anche per quel che riguarda i medicamenti?

Le autorità devono ripensare il sistema e acquisire garanzie in futuro. Il nostro non è l’unico Paese in cui sono le autorità a definire i prezzi dei farmaci. Il dibattito sulla riduzione dei costi sanitari è cruciale ed è vivo anche in altri Paesi. Ma pensare solo ad abbassare i prezzi dei medicamenti non è lungimirante. A cosa serve avere un farmaco a un prezzo conveniente sull’elenco, se poi questo non è disponibile? Se non si cambia mentalità, in Svizzera le difficoltà di approvvigionamento saranno destinate a perdurare.

«La Svizzera dovrebbe investire nella sicurezza di approvvigionamento per quel che riguarda i medicamenti.»

Quali altri provvedimenti si dovrebbero prendere in un’ottica di sicurezza di approvvigionamento duratura?

Sostanzialmente, i criteri per la determinazione dei prezzi dei medicamenti dovrebbero venire rielaborati. Questa richiesta non è un novità e Zur Rose non è la sola a vederla in questo modo. Persino il Parlamento ha fatto appello all’UFSP affinché rivedesse i criteri per la fissazione dei prezzi. A completare il quadro, servirebbe un progetto esteso per l’approvvigionamento dei farmaci in Svizzera che comprenda anche i prodotti medicinali e di laboratorio, poiché anche in questo campo occorrerebbe ripensare la dipendenza dai Paesi a basso salario e prendere in esame alternative più sicure.

Un rete intensificata con gli stati confinanti rappresenterebbe un vantaggio?

Sicuramente lavorare più a stretto contatto con i Paesi europei per migliorare la sicurezza di approvvigionamento sarebbe ragionevole. Per creare delle catene di approvvigionamento sicure, la Svizzera dovrebbe tornare a collaborare più intensamente con partner europei affidabili.

Per quanto ancora avremo a che fare con le difficoltà di approvvigionamento in Svizzera?

La situazione è complicata e non la si può risolvere in uno schiocco di dita. Negli anni a venire, determinati farmaci subiranno sicuramente dei nuovi problemi di fornitura. Non si possono fare miracoli. Ci vuole molto tempo prima che le misure politiche e normative vengano elaborate, discusse e poste in essere. Di per sé, l’UFSP potrebbe deliberare delle modifiche abbastanza rapidamente, ma ci vuole del tempo prima che l’industria, la logistica e i produttori le attuino. È ancora più importante trarre degli insegnamenti dall’attuale contesto, onde evitare di ritrovarci in una situazione complicata come questa anche in futuro. Passare subito ad altro non appena le acque si saranno calmate sarebbe fatale. È il momento di discutere e intraprendere delle misure concrete, al fine di garantire una sicurezza di approvvigionamento anche sul lungo periodo.

Cosa sono le scorte obbligatorie di medicamenti? 

Per le situazioni di emergenza, la Svizzera conserva i medicamenti d’importanza vitale in scorte obbligatorie presso i produttori farmaceutici. L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) stabilisce per quali medicamenti devono essere costituite delle scorte obbligatorie. Si tratta soprattutto di farmaci essenziali, quali antibiotici, potenti antidolorifici, farmaci antivirali e antipiretici, insulina e vaccini. Alla luce dell’attuale crisi di approvvigionamento, ora occorre conservare nelle scorte obbligatorie anche farmaci per l’epilessia, per il Parkinson e per i disturbi psichici. 

I produttori farmaceutici sono obbligati a tenere sempre a magazzino la quantità definita dall’UFSP per ogni farmaco. I farmaci nelle scorte obbligatorie vengono sostituiti periodicamente da nuovi prodotti, onde evitare che scadano e debbano venire smaltiti. La merce sostituita rientra normalmente in circolazione prima della sua scadenza. 

In caso di difficoltà di approvvigionamento, l’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del Paese (UFAE) delibera se e quando i medicamenti possono essere prelevati dalle scorte obbligatorie. Nel 2022 è stato necessario ricorrere alle giacenze delle scorte obbligatorie in 120 casi. Nel 2018, al contrario, si è rivelato necessario solo 17 volte. A inizio marzo 2023, l’UFAE ha svincolato altri antibiotici dalle scorte obbligatorie.

Lo sapevate? 

Iniziativa popolare per una maggiore sicurezza nell’ambito della fornitura di medicamenti

Con l’iniziativa popolare «Sì alla sicurezza dell’approvvigionamento medico» presentata a inizio 2023, si intende migliorare l’approvvigionamento di importanti farmaci in Svizzera per il futuro. A sostegno dell’iniziativa vi è un nutrito gruppo di esponenti del ramo farmaceutico, della comunità dei medici, dei farmacisti, dei droghieri e dei laboratori medici, delle università, delle associazioni di tutela dei consumatori nonché altri attori.

L’iniziativa chiede che la sicurezza di approvvigionamento venga demandata a una competenza federale anziché alle
autorità cantonali. Ciò consentirebbe di avere un maggiore controllo sulla disponibilità dei medicamenti oltre a permettere di affrontare eventuali strozzature in maniera più efficiente. La capienza dei magazzini svizzeri per i farmaci dovrebbe inoltre venire ampliata. In aggiunta, in Svizzera si dovrebbe promuovere ulteriormente la ricerca, lo sviluppo e la produzione di medicamenti e di materiale medico. Dal momento che contribuiscono alla sicurezza di approvvigionamento, le imprese farmaceutiche attive in Svizzera dovrebbero venire incentivate dalla Confederazione. Per garantire il funzionamento delle catene logistiche, il rapporto di collaborazione con i Paesi esteri vicini dovrebbe venire rafforzato.

L'iniziativa

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