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Come rendere sostenibile una terapia per l'obesità?

Zur Rose Informazione 15. Aprile 2024

Dr. Egermann

Dr. med. Ulrich Egermann  è membro della rete sull’obesità di Winterthur. Lavora da circa quindici anni come specialista in obesità.

«Mi stupisco ancora di quanto siano diversi i motivi che spingono a perdere peso e a cambiare stile di vita. Per questo continuo a essere molto felice di accompagnare i miei pazienti e le mie pazienti nel loro percorso verso una vita più sana».


L’obesità è una malattia cronica e richiede misure individuali, pazienza e un supporto specialistico da parte di un team di trattamento interdisciplinare. Nell’intervista, il Dr. med. Ulrich Egermann, specialista in obesità, spiega quali forme di terapia sono utili a seconda dei casi, perché la terapia con iniezioni colma una lacuna nel trattamento e cosa possono fare le persone affette nella vita di tutti i giorni per sentirsi meglio con il proprio corpo.
 

Dr. Egermann, a chi può rivolgersi una persona che desideri ricevere assistenza in caso di obesità o forte sovrappeso?

Innanzitutto la persona dovrebbe cercare di dimagrire da sola cambiando le proprie abitudini, facendo più esercizio fisico e seguendo un’alimentazione più sana, per circa sei mesi o per un anno. Se raggiunge i suoi limiti, ha problemi di salute o non è in grado di affrontare la vita come vorrebbe, allora dovrebbe chiedere aiuto. Per prima cosa consulterei il medico di famiglia. Quest’ultimo/a può poi iniziare a lavorare con la persona o indirizzarla a un centro specializzato.
 

Si può chiedere aiuto fin dall’inizio, semplicemente perché non si sa come rendere la propria vita più sana?

Chi desidera ricevere aiuto, ha capito di non riuscire più a farcela da solo. E questo è già un primo passo. Nella maggior parte dei casi c’è un momento chiave che spinge ad agire. Per esempio, guardando le vecchie foto delle vacanze dell’anno scorso si scopre che non si sono più indossati i pantaloni della foto perché sono diventati troppo piccoli. E poi realizza: c’è qualcosa che non va. Spesso sono anche i familiari a spingere all’azione. Tuttavia, per me è importante che le persone interessate si siedano accanto a me con motivazione. Non perché vogliono rendere felice qualcuno. Non perché qualche influencer inneggia alla magrezza su TikTok; non perché qualche celebrità si vanta del modo apparentemente semplice di curarsi con le iniezioni. Non mi piace per niente sentirlo dire. In tal caso, direi a questa persona che si trova nel posto sbagliato.

Quali sono le aspettative delle persone obese nei Suoi confronti?

Per fortuna le persone affette vengono da me volontariamente. Sanno che non possono continuare così. Quindi posso toccare proprio i tasti dolenti. I problemi percepiti variano da una persona all’altra. C’è chi non si preoccupa tanto del peso, quanto delle malattie conseguenti. Alcune giovani donne, ad esempio, non possono rimanere incinte. Per esempio, una paziente mi ha appena scritto che ha avuto dei gemelli. A suo tempo era venuta da me perché la sua fertilità era limitata dall’obesità. Per lei il guadagno in termini di salute è questo – indipendentemente dal numero di chili persi – perché con la perdita di peso ha migliorato la sua fertilità. L’ho trovato straordinario. Non si tratta di numeri, ma di capire se le persone affette da obesità possono di nuovo riappropriarsi della propria vita, della propria famiglia, del proprio lavoro e del proprio tempo libero.


"Non si tratta di numeri sulla bilancia, 
ma di consentire alle persone colpite di riappropriarsi della propria vita, 
della propria famiglia, del proprio lavoro e del proprio tempo libero."

Il peso corporeo e il grado di obesità sono i fattori decisivi nella scelta della terapia adeguata?

Il numero sulla bilancia da solo non serve a molto quando si tratta di scegliere la terapia più adeguata. La scelta delle misure mediche più efficaci non si basa solo sull’indice di massa corporea e sul grado di obesità. Ecco perché di solito all’inizio non obbligo i pazienti e le pazienti a pesarsi.

Cosa ritiene invece più sensato?

All’inizio preferisco misurare il girovita. Infatti, se una persona ha soprattutto un pericoloso grasso addominale, il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari è notevolmente maggiore. Di conseguenza, durante la terapia ho una urgenza del tutto diversa rispetto ai casi di tessuto adiposo periferico con gambe gonfie o un lipedema. Questo naturalmente può dare fastidio esteticamente e influenzare negativamente l’autostima, ma non è pericoloso come il grasso addominale. Misurando il girovita, definisco il rischio medico.

Grasso Viscerale

Il rischio medico ha dunque un peso maggiore rispetto alla sofferenza di una persona?

Un(a) paziente può anche soffrire molto senza avere patologie concomitanti o un rischio elevato di conseguenze per la salute. Il senso di sofferenza è del tutto personale. Ma le mie cure mediche mirano soprattutto a ridurre i problemi di salute e le conseguenze.
 

"Il grado di gravità delle malattie concomitanti associate all’obesità 
stabilisce il percorso terapeutico."
 

Quale ruolo ha la gravità della malattia nella decisione terapeutica?

Determinare la gravità della malattia è importante per sviluppare un piano di trattamento personalizzato, adeguato alle esigenze e ai rischi della persona interessata. Se, ad esempio, sono già presenti patologie concomitanti come l’apnea del sonno, l’ipertensione o il diabete di tipo 2, l’urgenza di perdere peso è molto maggiore. Ci sono anche persone con molto tessuto adiposo che non hanno alcuna malattia fisica, anche se per anni sono state sottoposte a controlli medici mirati. Queste non sono obbligate a perdere peso, a meno che non siano soggette alla pressione sociale. Si tratta piuttosto di mostrare per quali malattie conseguenti sussiste un rischio maggiore con questo peso. Ecco perché è opportuno perdere peso anche in caso di soggetti obesi fisicamente sani.

La gravità della malattia determina anche quanto peso bisogna perdere in un determinato lasso di tempo?

L’obiettivo principale della perdita di peso è ridurre il rischio di danni alla salute o attenuare patologie conseguenti già esistenti. L’entità della riduzione ponderale dipende quindi naturalmente anche dalla gravità della malattia.

Per alleviare il carico delle articolazioni, ad esempio, è utile perdere circa il cinque percento del peso originario. In caso di diabete di tipo 2, patologie metaboliche o ormonali, si dovrebbe puntare a una riduzione del peso di circa il dieci percento, in caso di apnea del sonno e malattie psichiche con disturbi dell’immagine corporea dal quindici al venti percento. Indipendentemente dal grado di gravità, la perdita di peso non dovrebbe essere drastica, bensì lenta e costante, quindi all’incirca nell’arco di un anno o un anno e mezzo.
 

Qual è la perdita di peso media prevista nell’ambito delle diverse terapie mediche?

Con un farmaco orale in forma di compresse è possibile ottenere una perdita di peso massima del dieci percento. Tuttavia, il peso ridotto spesso non può essere mantenuto così a lungo al livello più basso. Con le vecchie terapie con iniezioni era realistica una riduzione del 7-10 percento circa, mentre con le più recenti questo valore medio è raddoppiato arrivando a circa il 15-20 percento. Con la gastrectomia a manica si può ottenere una riduzione del peso iniziale di circa il 25 percento, con il bypass gastrico di circa il 30-35 percento.
 

Quindi, se per motivi medici è necessaria una perdita di peso del 30 percento, i cambiamenti nello stile di vita e la terapia farmacologica non sono sufficienti?

Già nel primo colloquio con i/le pazienti definisco il punto di partenza e l’obiettivo delle misure terapeutiche. Se ad esempio potessi ridurre il peso di una persona fortemente obesa da 170 a 140 chilogrammi con la terapia con iniezioni, nonostante la riuscita riduzione di 30 chilogrammi, a causa del forte sovrappeso rimanente sussisterebbe ancora un rischio elevato di danni alla salute. In questi casi, modifiche del comportamento e terapie farmacologiche non sono sufficienti. È onesto e corretto dire che dobbiamo parlare di un intervento chirurgico – naturalmente in funzione dei valori delle analisi e di altri parametri. Tuttavia, anche in questo caso è necessario cambiare abitudini e adottare misure personalizzate per uno stile di vita più sano.

Quanto sono duraturi i trattamenti farmacologici e chirurgici?

Che si tratti di compresse, iniezioni o interventi chirurgici, per tutte le forme di trattamento una volta raggiunta una certa stabilità del peso c’è sempre il rischio di un nuovo aumento non appena si ripresenta il comportamento alimentare originario, perché non è stato modificato. Tuttavia, nelle persone operate l’entità del nuovo aumento di peso si presenta più lentamente e in modo meno pronunciato rispetto ai soggetti sottoposti a trattamento farmacologico.

"I cambiamenti comportamentali devono iniziare subito, 
anche se piccoli."
 

Quindi lo stile di vita deve essere necessariamente modificato per ogni forma di terapia?

In tutte le forme terapeutiche le misure di supporto rivestono un ruolo centrale. Indipendentemente dal tipo di terapia che scegliamo, i cambiamenti comportamentali come l’aumento dell’esercizio fisico giornaliero e una dieta più sana devono iniziare immediatamente, anche se a piccoli passi.
 

Quali sono le difficoltà più difficili per i/le pazienti durante la perdita di peso?

La maggior riesce a dimagrire piuttosto bene una o due volte cambiando lo stile di vita, e poi capita ad esempio che la loro situazione di vita cambi. Poiché le condizioni quotidiane sono nettamente diverse, abbandonano le nuove abitudini e ricadono in un vortice di attacchi di fame e di rimorsi di coscienza. In un caso del genere, rifletto insieme alla persona interessata su come possa ritrovare una buona struttura, senza rimproverarsi. A volte è una vera sfida.

Paar in der Natur
 

Sulla nostra pagina dedicata trovate informazioni che spiegano le cause, le classificazioni e le opzioni terapeutiche per l’obesità, oltre a consigli concreti per rendere più sana la vita quotidiana.

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Si può imparare a ridurre gli attacchi di fame compulsiva anche senza assumere farmaci?

Già all’inizio della terapia cerco di capire con i/le pazienti se la «fame» è una vera e propria fame, un’abitudine o un appetito, quindi una «voglia». Mangia perché lo stomaco è vuoto o mangiare qualcosa dà una sensazione di soddisfazione? Inoltre, nei momenti di convivialità, è spesso anche socialmente auspicato che la persona partecipi – anche se in realtà non vuole.

La mia motivazione è mostrare a ogni persona un modo per riuscire davvero a controllare quei sentimenti dei quali in pratica è in balia. La scelta del percorso da seguire è molto individuale. Alcuni, ad esempio, traggono grande beneficio dall’assistenza psicologica, altri fanno grandi progressi con l’ipnosi. Tutto questo va nella giusta direzione: semplicemente non tutto funziona per tutti.

Perché nel trattamento dell’obesità è così importante perseguire obiettivi e strategie individuali?

Non esiste UN’UNICA causa dell’obesità e non esiste UN’UNICA panacea. Bisogna prendere sul serio l’obesità come malattia e anche la persona affetta con le sue sfide personali. Si tratta di effettuare accertamenti individuali e di individuare la migliore reazione terapeutica.
 

"I trattamenti farmacologici o chirurgici dell’obesità funzionano 
solo se abbinati a uno stile di vita più sano."
 

Come decidere qual è il trattamento più mirato?

In medicina ci orientiamo ai valori target. Tenere sotto controllo i problemi articolari con una perdita di peso del 10 percento è possibile anche senza ricorrere a misure mediche, ad esempio con la fisioterapia e la terapia comportamentale o l’educazione alla mindfulness. Gli effetti non vanno sottovalutati. Se, invece, un(a) paziente deve perdere dal 30 al 35 percento del proprio peso corporeo a causa di gravi malattie concomitanti, l’operazione sarà l’unica soluzione possibile. La terapia con iniezioni con medicamenti GLP1 colma la lacuna di trattamento tra questi due poli. Si tratta di un’opzione terapeutica per una perdita di peso indicata di circa il 15-20 percento. Per anni questa possibilità non c’era. I medicamenti GLP1 hanno aperto nuove opportunità in tal senso.

Vorrei approfondire ulteriormente il trattamento con i medicamenti GLP1.

Che effetto hanno sul corpo umano?

Subito dopo un pasto, il nostro intestino secerne l’ormone GLP1. I farmaci, chiamati analoghi del GLP1, imitano questo ormone prodotto dall’organismo e agiscono come questo in diversi punti del corpo umano: inducono le cellule beta del pancreas a rilasciare insulina e allo stesso tempo inibiscono l’ormone glucagone, l’antagonista dell’insulina. In questo modo, la glicemia si abbassa e quindi calano gli attacchi di fame. Anche il blocco dei recettori nel cervello responsabili della percezione della fame e del senso di sazietà riduce la sensazione di fame e le «voglie» di cibo. A sua volta, lo svuotamento gastrointestinale rallentato prolunga il senso di sazietà. Quindi, con un farmaco GLP1 abbiamoun analogo ormonale che si lega a diversi recettori in varie parti del corpo, provocando svariate reazioni fisiologiche.

Effetto dei farmaci GLP1

Qual è l’effetto principale della terapia con iniezioni?

La terapia con iniezioni è una terapia farmacologica che aiuta le persone obese a modificare a lungo termine il proprio comportamento e a ottenere miglioramenti ormonali. I/le pazienti dicono sempre che i loro costanti pensieri sul cibo si interrompono all’improvviso – già dopo la prima iniezione e senza cambiamenti di peso, valori di laboratorio o abitudini. Percepiscono una sensazione di sazietà nettamente maggiore, che non può più essere facilmente ignorata o interrotta. Lo trovo affascinante. Ora c’è un farmaco che aumenta la consapevolezza del corpo e dei suoi segnali, in modo che le persone colpite riescano davvero a spezzare il circolo vizioso.
 

Quindi, se questo circolo vizioso attorno al cibo viene meno, c’è davvero la possibilità di occuparsi veramente del proprio comportamento?

La terapia con iniezioni è solo il mezzo per raggiungere lo scopo, in quanto il suo meccanismo d’azione permette di non pensare costantemente alla prossima soddisfazione alimentare, alla prossima dose di zucchero. Per questo non si tratta più solo di lottare contro la voglia di mangiare. Molte persone colpite mi dicono di essere uscite per la prima volta da questo circolo vizioso e ne trovano un grande sollievo. Grazie a questo meccanismo d’azione, le persone obese hanno l’opportunità di riflettere seriamente sul proprio stile di vita, sul proprio movimento e sulle proprie abitudini alimentari e possono ora confrontarsi con le altre alternative a loro disposizione per elaborare le emozioni. Invece di ricorrere alle patatine per colmare frustrazione o delusione, ad esempio, ci si potrebbe preparare un tè, fare un lavoro manuale o una passeggiata all’aria aperta. Nel corso della terapia, le persone colpite possono sperimentare e stabilire nuove abitudini e, spesso, mantenere questo nuovo stile di vita anche dopo la fine della terapia farmacologica. Per questo confronto autentico con il proprio comportamento, la terapia con iniezioni è molto adatta per poter cambiare a lungo termine.

Gila-Krustenechse

Cosa c’entra la saliva di lucertola con l’obesità?

L’origine dei medicamenti GLP1 si trova nel deserto del New Mexico: il mostro di Gila mangia solo una volta all’anno, un pasto estremamente abbondante. A causa del sovraccarico di zucchero e del conseguente rilascio massiccio di insulina, dovrebbe morire. Ma nella saliva della lucertola è stata scoperta casualmente la sostanza Exendina-4. Questa agisce nell’organismo come l’ormone intestinale GLP-1 e fa sì che la lucertola sopravviva al pasto annuale. Da questa scoperta sono stati sviluppati i medicamenti GLP1, che oggi vengono impiegati per l’obesità e il diabete di tipo 2.

Per quali persone è indicata la terapia con iniezioni?

Innanzitutto, le assicurazioni malattia definiscono per chi normalmente si fanno carico dei costi della terapia: a partire da un IMC di 30 o a partire da un IMC di 27 in combinazione con una patologia concomitante preesistente.

Maggiori informazioni sulle condizioni delle casse malati sono disponibili qui.

Le iniezioni non sono quindi un prodotto alla moda per perdere chili senza sforzo, come spesso viene mal interpretato dai media. Si tratta di una terapia farmacologica per persone obese e in forte sovrappeso con elevato rischio di problemi di salute o con patologie concomitanti o conseguenti già in essere.

BMI Tabelle

Quindi l’idea creata dai mass media di far sparire qualche chilo con la terapia con iniezioni è sbagliata?

Le persone che vogliono solo perdere qualche chilo non rientrano chiaramente nel gruppo target di questa terapia farmacologica. Nella maggior parte dei casi la soluzione migliore è un allenamento regolare di resistenza e forza, un’alimentazione sana ed eventualmente un supporto psicologico.

Mi arrabbio quando i media parlano di iniezioni per dimagrire senza fatica. Perché non è questo il punto. L’obesità è una malattia cronica con rischi per la salute ben definiti e non un difetto estetico. Non sono assolutamente favorevole all’idea di forzare la perdita di peso con una breve terapia farmacologica ad alto dosaggio senza che cambi lo stile di vita. Non posso sostenerlo nemmeno dal punto di vista etico-morale.
 

"Occorre essere disposti a prestare attenzione ai segnali del corpo."
 

Qual è l’atteggiamento necessario per questa forma terapeutica?

Secondo me i soggetti peggiori sono quelli che soddisfano le condizioni per una terapia con iniezioni, ma che ritengono di non doversi preoccupare grazie a questa terapia. Non funziona e non è affatto lo scopo di questa terapia.

L’ideale, invece, è che una persona sia pronta a prestare davvero attenzione ai segnali del corpo. Dovrebbe voler mostrare la propria forza anche sotto pressione sociale, in momenti come le grandi feste in famiglia o i pranzi conviviali, in cui si è spinti a fare un’eccezione. Quando dieci persone dicono: «Dai, prendi ancora qualcosa», ci vuole un po’ di coraggio per dire: «No, voglio cambiare e per questo sto prendendo dei farmaci».

Serve quindi la volontà di affrontare il problema, di rispettare determinate regole e di comunicarle apertamente anche all’esterno. Per me si tratta di una premessa ideale, perché si è spinti a riflettere. La persona deve capire che non è un bene per se stessa e per la sua salute continuare come prima.

La perdita di peso è costante nel corso della terapia o cambia nel corso del tempo?

Con il tempo i recettori si abituano. Vediamo quindi che, in genere, dopo circa 9-12 mesi non è possibile forzare un’ulteriore riduzione di peso significativa. L’obiettivo principale di questa fase è consolidare le nuove abitudini nella vita di tutti i giorni. Infatti, solo mantenendo un comportamento più salutare a lungo termine è possibile mantenere il peso ridotto anche dopo la fine della terapia farmacologica.
 

Sono quindi necessari chiari cambiamenti comportamentali affinché la terapia possa avere successo a lungo termine?

Chi non riesce a cambiare le proprie abitudini e a integrarle nella vita di tutti i giorni durante la terapia con iniezioni aumenterà di nuovo di peso. Se non si verificano cambiamenti a lungo termine del comportamento, dopo l’interruzione della terapia farmacologica la malattia cronica dell’obesità torna a manifestarsi e crea nuovamente problemi. Tra l’altro, questo non vale solo per la terapia con iniezioni, ma anche per qualsiasi altra forma di terapia medica. Occorre che la persona affetta da obesità abbia la volontà di attivarsi e non fare affidamento solo su medicamenti o interventi chirurgici.

Esiste un consenso scientifico sulla durata della terapia con iniezioni?

Di regola, il trattamento con analoghi del GLP1 ha una durata di tre anni. Ma non tutte le persone hanno bisogno di questo lasso di tempo: alcune necessitano del supporto farmacologico per un periodo più breve. Idealmente, l’interruzione temporanea del costante stimolo a mangiare, resa possibile dal farmaco, fa sì che le persone colpite consolidino il loro comportamento modificato entro la fine della terapia, in modo da poter mantenere il peso ridotto e uno stile di vita più sano anche senza l’aiuto di farmaci.
 

In alcuni casi è opportuno prolungare questi tre anni?

Dal punto di vista molecolare e biochimico, il principio attivo può essere impiegato praticamente senza limiti di tempo. Non sono note dipendenze specifiche o danni a lungo termine. Ecco perché i farmaci di questa classe vengono spesso impiegati anche per il trattamento del diabete di tipo 2. La terapia di tre anni potrebbe essere prolungata, di solito a proprio carico. Tuttavia, prima farei una pausa per vedere come va senza il supporto farmacologico. Si potrebbero poi sperimentare nuovi metodi per uno o due mesi, come il digiuno intermittente o l’alimentazione consapevole, senza dubbio anche con un supporto farmacologico a basso dosaggio in compresse per potenziare ulteriormente l’efficacia.

Quali effetti collaterali possono insorgere con la terapia con iniezioni?

Ci si accorge che c’è qualcosa di diverso dal solito. A causa del rallentamento dello svuotamento gastrointestinale, ci si deve aspettare con sicurezza una sensazione di gonfiore addominale e una conseguente nausea. Molte pazienti affermano che ci si sente come in gravidanza: sempre una sensazione di pressione, sempre un po’ di nausea, ma per fortuna mai fino ai conati di vomito. Sono possibili anche diarrea e dolori addominali. A lungo termine può anche verificarsi stitichezza. Questi sintomi tendono ad attenuarsi dopo alcune settimane.

Alcune pazienti, tipicamente donne, sviluppano cefalee, un fastidioso senso di tensione alla testa. Questo effetto indesiderato è dose-dipendente, ma persiste per un periodo relativamente lungo in alcune pazienti. In tal caso si riduce la dose o si interrompe la terapia per circa due settimane. Questa interruzione non modifica il concetto di base della terapia. Ma si ha tempo di vedere se il dolore è realmente causato da un effetto collaterale del farmaco o se può dipendere da un’altra malattia, come un’infiammazione dei seni paranasali.

In seguito alla forte perdita di peso all’inizio può verificarsi la caduta dei capelli, causata da un’irritazione delle radici provocata dalle tossine immagazzinate nel tessuto adiposo. Di solito, però, si tratta solo di un problema temporaneo, che quasi sempre si risolve dopo circa quattro-sei mesi. A quel punto i capelli tornano a ricrescere. La perdita dei capelli è tuttavia molto più pronunciata nelle persone sottoposte a intervento di bypass gastrico.

Tra gli effetti collaterali più rari vi sono reazioni cutanee nel punto di iniezione, calcoli biliari, sindrome da affaticamento (fatigue), vertigini e alterazione del gusto. Molto raramente si manifestano effetti indesiderati pericolosi per la vita, come l’infiammazione del pancreas (pancreatite), che interessa soprattutto di persone che in passato hanno avuto problemi al fegato o al pancreas, ad esempio a causa dell’alcool. Ma anche se il pancreas è in perfetta salute, il medicamento può infiammarlo. Se si verificano dolori addominali inspiegabili, bisogna sempre reagire. In un caso del genere si dovrebbe interrompere la terapia. Spesso è utile sottoporsi a un ricovero ospedaliero per vedere se si tratta effettivamente di un’infiammazione del pancreas o se i dolori hanno altre cause, come i calcoli biliari.

Perché si verificano questi effetti collaterali?

La maggior parte degli effetti collaterali è dovuta alla distribuzione dei recettori coinvolti nel meccanismo d’azione. Qui abbiamo a che fare con efficacia ed effetti collaterali allo stesso tempo.
 

"Non esiste un’autostrada che conduca direttamente al peso ideale."
 

Si possono alleviare la sensazione di gonfiore e la nausea?

Con il comportamento si possono ridurre gli effetti collaterali rendendoli sopportabili. Tutto ciò che fa bene alla digestione allevia questi disturbi: adeguare le porzioni, distribuire bene il cibo nell’arco della giornata, bere più liquidi, fare movimento. E provare ad esempio i cibi fermentati, che fanno molto bene alla flora gastrointestinale e possono regolare il transito intestinale. Si tratta naturalmente di un cambiamento che può costare un po’ di fatica, ma ne vale la pena.

Ha un messaggio chiave per le persone colpite che intraprendono questo percorso non sempre lineare?

Occorre scegliere la strada più tortuosa. Indipendentemente dalla forma terapeutica scelta, non esistono autostrade che portano direttamente al peso ideale. Ci sono molti piccoli passi, molti bivi in cui la persona colpita deve riflettere su come procedere. Si pongono spesso domande come «Cosa faccio della mia vita?», «Cosa posso cambiare in prima persona?», «Cosa non dipende da me?», «Come affronto la situazione?».

Si tratta di aprirsi alle novità, di cambiare la propria percezione. Abitudini alimentari più sane, una nuova sensazione di sazietà, una percezione corporea modificata grazie a più esercizio fisico e attenzione consapevole: bisogna avere il coraggio di sperimentare. Sono felicissimo quando mi raccontano di aver iniziato un corso di arteterapia, a lavorare la ceramica o di essersi unito a un gruppo di walking. Perché si tratta di percepire se stessi come individui capaci di agire e di plasmare la propria vita in modo attivo. È importante percorrere questa strada tortuosa e cercare supporto: continuo a incoraggiare i/le pazienti a farlo.

Domande frequenti sulle disposizioni delle casse malati per i medicamenti GLP1